Serigrafia
Un po’ di storia della serigrafia.
Quando parliamo di tecniche di stampa non possiamo dimenticare la serigrafia, un processo nato secoli fa, ma ancora estremamente attuale perché usato da grandi artisti, come Andy Warhol, e perché sempre di grande impatto estetico.
Taluni pensano che questa tecnica risalga al tempo dei Fenici e che fosse utilizzata anche dagli Egiziani e dai Greci già dal 2500 a.C. Tuttavia, le prime documentazioni accertate risalgono e a un periodo decisamente posteriore, come stiamo per scoprire.
Serigrafia è un termine che significa, letteralmente, “scrittura sulla seta” in greco/latino e le sue origini più accreditate risalgono ai Paesi dell’estremo oriente, dove già nel X secolo d.C. si usavano telai di seta sui quali venivano passati gli inchiostri che lasciavano scritte o segni grafici.
Dalla Cina, questa straordinaria ed elegante tecnica approdò in Giappone e negli altri Paesi orientali, arrivando molto più tardi anche in Europa. Qui, la serigrafia diviene nota a partire dal XVIII secolo, grazie alla Via della Seta, e comincia a essere usata abitualmente a partire dalla città di Lione, tanto da prendere il nome di “Stampa alla Lionesa”.
La stampa serigrafica moderna, come la conosciamo oggi, inizia la sua storia nel 1910, quando vengono utilizzate, per la prima volta, quelle pellicole fotosensibili che consentono il passaggio dell’inchiostro, esattamente come avviene ancora oggi.
La sua massima espressione si trova negli Stati Uniti degli anni cinquanta e sessanta, dove viene utilizzata nelle campagne pubblicitarie, nei cartelloni, e poi negli studi d’artista, come quello di Andy Warhol, che crea la sua famosa serie di ritratti di Marilyn Monroe proprio con la stampa serigrafica.
L’utilizzo della stampa serigrafica.
Ma a cosa serve la serigrafia e quali sono i suoi usi principali?
Mentre una volta, in oriente, questo processo serviva soprattutto per l’esercizio della calligrafia, oggi la serigrafia viene utilizzata per affissioni, cartelloni pubblicitari, disegni di vario genere e dimensione, dipinti e riproduzione di opere d’arte. Molto usata, quindi, per l’advertising, questa tecnica è utile per stampare su moltissimi tipi di materiale.
Partiamo dai tessuti: su quante magliette, vestiti, cravatte, abbigliamento sportivo, calzature, etc… hai visto delle serigrafie senza pensare che fosse proprio la stessa tecnica nata del X secolo d.C.?
Per non parlare della plastica: dai pannelli ai cartelli segnaletici, dal sughero ai cartelloni delle pensiline della metro, quante sono le scritte e i disegni che vedi ogni giorno passando a piedi o in macchina per la tua città? E possiamo continuare con le etichette, le decalcomanie, il PVC, il vetro, le mattonelle, le ceramiche, gli specchi, le bottiglie, i vasi, le fiale, le siringhe, etc…
Forse non proprio tutto, ma sicuramente quasi tutto può essere serigrafato!
Se hai un negozio, saprai che puoi serigrafare vetrine, espositori e muri; se devi fare pubblicità sai che puoi stampare anche cartelloni di grandi dimensioni; se vuoi personalizzare la tua casa, sai che puoi scrivere o disegnare quello che vuoi sulle mattonelle; se lavori in un laboratorio, sai che puoi utilizzare la serigrafia per distinguere fiale e ampolle per gli esami.
Il processo della stampa serigrafica.
La serigrafia è un’arte con un procedimento molto ben definito che adesso analizzeremo.
Prendiamo l’esempio della stampa serigrafica su una maglietta.
Si parte da una cornice, in legno o metallo, all’interno della quale è steso un tessuto permeabile di seta o nylon, ben tirato ed eventualmente ben ripulito con acqua, se è già stato usato. Sì, perché con la serigrafia non è necessario cambiare ogni volta il tessuto, che diventa riciclabile fino a che non si consuma troppo. Il tessuto è pretrattato perché la sua trama sia più chiusa o più aperta a seconda delle parti dove far passare l’inchiostro: trama chiusa, l’inchiostro non passa, trama aperta, l’inchiostro passa, depositandosi sulla maglietta.
Subito dopo si prepara una gelatina fotosensibile, realizzata in parte con un catalizzatore; dopo averla ben miscelata, viene fatta risposare per mezz’ora e, se dopo l’operazione la gelatina avanza, la si può conservare in frigo.
Subito dopo, si procede alla stesura della miscela sul tessuto del telaio attraverso una spatola chiamata racla, su entrambe le parti, mentre l’eccesso viene eliminato, sempre con la spatola. Poi, si procede a fissare la pellicola fotografica che riproduce il disegno o la scritta in positivo. Il quadro viene inserito in un telaio che si abbassa e si chiude per stendere bene il tessuto. A questo punto, viene proiettata, sulla pellicola fotosensibile, una fonte di luce e calore che indurisce solo alcune parti della gelatina, così quelle rimaste morbide vengono eliminate con un getto d’acqua, lasciando scoperte solo quelle dove l’inchiostro fa la sua parte.
La quantità di inchiostro che filtra e produce disegno o scritta dipende molto dalla trama e dalla qualità del tessuto o del materiale di supporto, nel caso di materiale plastico.
Se la stampa preveda più colori, è necessario ricorrere a un numero di telai pari al numero delle tonalità del disegno da stampare.
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